Giuseppe Samà

Architetto e Interior Designer

Originario di Fuscaldo (CS), vive a New York City

Giuseppe, dopo aver conseguito la sua laurea in architettura a Roma e successivamente un master in restauro monumentale sotto la direzione dell’illustre Prof. Paolo Marconi, si è trasferito a New York.

Giovane, brillante, moderno ma soprattutto raffinato, dopo aver maturato con successo 10 anni di attività professionale in Italia, l’architetto italiano ha espresso straordinariamente nelle strade di Manhattan la sua idea di design e di fare architettura.

Dopo alcuni anni di esperienza lavorativa in un prestigioso studio di architettura di New York come architetto e project manager, ha fondato il suo studio Giuseppe Samà Design Studio nel cuore di Manhattan.

Ha conquistato New York coniugando bravura e talento nel suo lavoro con il Made in Italy, che fa parte di molti suoi progetti. Dalla provincia di Cosenza alla Grande Mela, il suo è uno dei nomi maggiormente richiesti nell’architettura d’interni, nonostante ciò è riuscito a mantenere la semplicità e l’umiltà che non sono comuni in chi raggiunge grandi risultati come i suoi.

“Non puoi togliere la Calabria dal cuore di un calabrese”

Il celebre architetto ed interior designer che vive nella Grande Mela racconta il suo forte legame con la Calabria e spiega come la terra d’origine sia ancora grande fonte d’ispirazione nei suoi progetti.

Qual è il primo ricordo legato alla sua terra? La famiglia, gli amici e le bellezze naturali. Essere lontano dai miei cari è molto doloroso e ogni volta che vengo in Calabria per poi ripartire, è ancora più straziante perché so di lasciare le persone a me più vicine ma anche quelle bellezze paesaggistiche che difficilmente trovo altrove. E poi il mangiare… Oh Dio, quanto è buono! Come fai a spiegare la Calabria a chi non c’è mai stato?

Ci racconta quali sono le sue origini e quelle della sua famiglia?
Sono originario di Fuscaldo, un piccolo paese in provincia di Cosenza, così come i miei genitori, anche se i miei nonni paterni erano originari di Catanzaro.
Fuscaldo è una piccola perla del Tirreno cosentino, paese natio della madre di San Francesco di Paola, Vienna da Fuscaldo, e dotato di un meraviglioso centro storico, unico per il suo genere, ed un mare cristallino.

Lei è un architetto di fama internazionale, come è riuscito ad affermarsi nella Grande Mela e in altre grandi città americane dove c’è molta concorrenza?

La scelta di trasferirmi a New York è stata molto dura. Lasciare tutto quello che hai in Italia e partire senza alcuna certezza è stata una grandissima sfida.
Ma la mia ambizione era troppo grande. All’inizio è stato un inferno. Molti sacrifici, tante ore di lavoro a settimana e pochissime ore per dormire. Ma non ho mai mollato.
Poi ho iniziato a conoscere costruttori, developers e nuovi clienti che hanno davvero apprezzato la qualità dei miei lavori, e da lì è stato un passaparola. La concorrenza è tanta, ma siamo riusciti ad offrire un grandissimo prodotto che anche qui a New York è richiesto. Poi c’è quella grande fortuna dell’essere italiano che ha sempre il suo fascino.

Pensa che le sue origini calabresi le abbiano regalato un quid in più a livello professionale? Se sì, come emerge nel suo lavoro e nel suo rapporto coi clienti?
Di sicuro la testardaggine e l’essere ospitali. Noi calabresi abbiamo la testa dura, non rinunciamo facilmente ai nostri sogni. Se decidiamo di fare una cosa facciamo di tutto per realizzarla e soprattutto per farla bene, altrimenti niente.
Alcune volte mi capita di incontrare clienti, sia italiani che americani, con richieste del tipo: “Vorrei fare questo, però giusto un’idea, uno schizzo, senza perderci troppo tempo” e la mia risposta è: “Nei nostri progetti ci mettiamo l’anima. Le cose o le facciamo bene oppure è meglio non farle”.
Poi c’è il rapporto umano che si instaura tra me e i clienti. Il mio essere ospitale, sorridente e sempre disponibile è sempre molto apprezzato, cosa che qui a New York manca un po’.

C’è qualche parente o figura di spicco calabrese che le ha fatto da mentore nel suo percorso?
Ho avuto la fortuna di incontrare questo italo-americano originario della Calabria e emigrato qui a New York negli anni ‘50. Lui mi ha dato l’opportunità di fare il progetto degli interni e gli esterni di casa sua, una meravigliosa villa di 1200 metri quadrati con piscina, campi da tennis e da basket.
Stiamo parlando di Tony Brusco, uno dei più grandi imprenditori italoamericani degli Stati Uniti. Come lo definirono qui, il re della stampa.
Partito dal nulla come magazziniere all’età di 15 anni, è riuscito ad arrivare al vertice dell’azienda per cui lavorava nell’arco di pochi anni, arrivando fino ad avere più di 1000 dipendenti e con una lista clienti come HBO, Moma, Metropolitan Museum, Estée Lauder, American Express, solo per citarne alcuni e lavorando in diretto contatto con artisti come Andy Warhol, Keith Haring.
Nel corso degli anni è diventato il mio mentore, la mia guida ed ho fatto tesoro dei suoi consigli.

In che modo i paesaggi e la tradizione della Calabria hanno influenzato il suo senso estetico e il suo stile?
Non che abbiano influenzato il mio senso estetico o il mio stile, ma le bellezze paesaggistiche sono sempre state fonte di ispirazione per me. Cerco sempre di mettere un po’ di natura nei miei progetti. Dal verde, alla pietra, al legno.

I clienti richiedono materiale Made in Italy e in particolare calabrese? È per lei e per loro sinonimo di qualità?
Venendo da me sanno benissimo che trovano soprattutto arredi e non solo Made in Italy.
Diciamo che sono io che quasi “impongo” il Made in Italy nei miei progetti perché è sinonimo di qualità, bellezza nel design e affidabilità. Let’s be honest, quando c’è la scritta “Made in Italy” non c’è nient’altro da aggiungere. La qualità è già di per sé Made in Italy. Io ho il compito di mostrare ai miei clienti ciò che siamo in grado di fare. Mostro loro le nostre eccellenze e molte di queste sono proprio aziende calabresi.

All’estero ci sono molti stereotipi che caratterizzano gli italiani. Come calabrese emigrato all’estero si è imbattuto in qualche pregiudizio?
Sinceramente no. Per fortuna prevale ciò che di buono fa l’Italia. New York è meravigliosa anche per questo. È la città più multietnica al mondo. Non esistono pregiudizi del genere, almeno per quanto riguarda la mia personale esperienza.

Quando è in America di cosa sente maggiormente la mancanza?
La lista sarebbe troppo lunga.
La famiglia, gli amici, il mio mare, il mangiare. Quella semplicità di chiamare un amico subito dopo pranzo e dire: “Passo da casa a prendere un caffè al volo”. Qui non esiste una cosa del genere. I ritmi sono elevatissimi ed il lavoro è tanto.

Quali sono i motivi che la spingono a mantenere i contatti con la Calabria?
Come dire, puoi togliere un calabrese dalla Calabria ma non la Calabria dal cuore di un calabrese. Quel cordone ombelicale rimarrà sempre. E poiché la Calabria possiede tantissime qualità, cerco sempre di far lavorare le imprese calabresi e direi che fino ad ora ci sono riuscito alla grande, facendo ottenere milioni di dollari di lavori a tante aziende calabresi. Nel mio piccolo cerco di contribuire all’economia italiana e soprattutto calabrese.

Se la Calabria fosse un materiale, quale sarebbe e perché?
Forse la pietra. Solida, forte e robusta come la Calabria. Bella da vedere e al tatto. Inoltre, gli antichi greci la usarono per costruire le loro città nella parte ionica della Calabria.

Quali sono i luoghi e le esperienze che un turista di ritorno in Calabria non dovrebbe assolutamente perdere?
C’è davvero tanto da vedere. La Calabria è una delle poche regioni che ti offre il mare e la montagna a due passi, due esperienze totalmente differenti da vivere ma entrambe uniche e belle.
Quando porto con me amici o parenti americani in Calabria, rimangono esterrefatti dalla sua bellezza. Ad ogni luogo, inoltre, è associato un evento o un prodotto tipico da gustare.
Ci sono dei luoghi che sono un must da visitare ogni volta che torno in Calabria. Dal mio paese di origine, Fuscaldo, con il suo famoso Festival delle Alici, al Festival del Peperoncino di Diamante. Dal Santuario di San Francesco di Paola al centro storico di Cosenza.
Da Pizzo Calabro con il suo delizioso tartufo e la meravigliosa vista dal Castello di Murat, fino alla nostra perla calabrese, Tropea, per proseguire fino a Reggio Calabria per ammirare i Bronzi di Riace.

Ha mai pensato di ritornare stabilmente in Calabria o di avviare una nuova attività imprenditoriale in questa regione?
Sinceramente al momento è ancora presto. In futuro molto probabilmente ritornerò per periodi più lunghi a cercare di creare qualcosa per dare nuove opportunità di lavoro ai nostri giovani.

Per chiudere, che appello lancerebbe a tutti i calabresi che vivono all’estero per riscoprire la propria terra?
Siate orgogliosi delle vostre origini e soprattutto non dimenticate mai da dove arrivate. Non dimenticate che la Calabria è il primo territorio ad aver storicamente ricevuto il nome di Italia, dato dagli antichi greci al loro arrivo nell’area.
Raccontate ai vostri figli, nipoti e amici le sue bellezze. Tramandate l’amore per la vostra terra di generazione in generazione. Promuovete il viaggio in Calabria come un’esperienza unica da vivere in cui i protagonisti saranno loro. Una terra che ha fatto dell’accoglienza il suo must. Una terra che, ogni volta che vai, puoi chiamarla casa e non vuoi più lasciarla andare via. Dite loro che la Calabria è il bello dell’Italia da scoprire.

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